Il 1 giugno si è tenuta presso Villa Nazareth la conferenza “Diritti umani e immigrazione: da che parte stare”. Ad aprire i lavori monsignor Claudio Celli, che, ispirandosi alle parole di Papa Francesco, ha detto: “Chi costruisce muri finisce prigioniero di questi; chi costruisce ponti fraternizza, dà la mano, mantiene un dialogo”. Moderato da Maurizio Marceca, professore di Igiene presso l’Università Sapienza di Roma, Presidente della Simm e componente del Comitato scientifico della Fondazione Comunità Domenico Tardini Onlus, l’incontro ha avuto come primo relatore Luca Di Sciullo, coordinatore Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione Dossier Statistico, che ha esordito dicendo che “è necessaria una collaborazione planetaria per far funzionare il fenomeno migratorio, che è sempre esistito, ma è in forte espansione”. Di Sciullo ha descritto la trasformazione della figura del migrante, che, fino a cinque anni fa, era rappresentata quasi esclusivamente dal “migrante economico”, che si spostava per migliorare la propria condizione di vita; al giorno d’oggi, invece, esiste una porzione consistente di “migranti forzati”, che lasciano la propria terra perché costretti, per salvarsi da guerre, dittature, persecuzioni di natura religiosa o politica e disastri ambientali.

Affrontare il tema delle migrazioni nel giorno in cui la nostra comunità festeggia il quarantesimo anniversario della consacrazione ad arcivescovo del cardinale Achille Silvestrini è stata un scelta per ricordare la sensibilità e l’impegno del cardinale nei confronti di questo tema. E proprio su questo è intervenuto Vincenzo Buonomo, Rettore della Pontificia Università Lateranense e Rappresentante della Santa Sede nell’Advisory Committee del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni unite. Buonomo ha parlato della Conferenza di Helsinki del 1973, alla quale il cardinale prese parte con l’intento di “privilegiare l’umano su ogni cosa”. In quell’occasione Silvestrini pose questa questione ai suoi 34 interlocutori di altrettanti stati europei: “La carta dell’Onu è ancora rispondente alla situazione di oggi? Bisogna fare passi in avanti in rapporto alla mobilità umana.” Silvestrini individua nella solidarietà collettiva (valore religioso con tutte le libertà che sono connesse ad un valore religioso) la chiave di lettura dei nuovi fenomeni migratori: “L’accento va posto su ciò che unisce ed è comune e bisogna ricordare che il migrante è una persona e la sua identità di persona ha una dignità che non varia con la provenienza geografica. Questo va tenuto a mente e viene prima di tutto.”

I lavori sono proseguiti con una tavola rotonda moderata da Adolfo Perrotta, medico in formazione specialistica, già studente a Villa Nazareth che ha visto la partecipazione di Marco Omizzolo, sociologo, ricercatore Eurispes e Riccardo Colasanti, medico, direttore del Health and Poverty Lab presso il Rielo Institute for Integral Development. Omizzolo ha raccontato la sua missione contro il caporalato, che ha deciso di combattere dall’interno, andando a lavorare come bracciante agricolo nei campi in provincia di Latina, denunciando il fenomeno e inoltre tenendo lezioni di italiano e di diritto del lavoro. Infine, Colasanti ha parlato del suo impegno con i migranti sotto il profilo sanitario e umano. La sua dedizione lo ha spinto a fondare un ambulatorio plurispecialistico a bassa soglia, attualmente situato a Roma, in Via Marsala, nei pressi della stazione Termini, per permettere a persone che vengono da altri Paesi e vivono per strada di avere cure mediche.

Chiara Evangelisti