Mi chiamo Benedetta Giammugnai, ho 24 anni e sono nata a Terni, in Umbria. Mi sono da poco laureata in Filologia, Letterature e Storia del mondo antico alla Sapienza Università di Roma. Nei prossimi mesi svolgerò un tirocinio a Monaco di Baviera e finalmente metterò in pratica le nozioni imparate durante il percorso accademico in un istituto di ricerca lessicografica latina. Oltre al mondo della letteratura, antica e moderna, mi appassiona viaggiare, visitare mostre e musei, imparare le lingue e conoscere nuove culture.

Questo è ormai il tuo terzo anno a Villa Nazareth. Come mai hai scelto Roma e l’esperienza collegiale per i tuoi studi? Quali sono i vantaggi che ti ha offerto l’esperienza del Collegio universitario?

Al termine del percorso liceale, quando ho deciso di seguire la mia passione per la letteratura e per l’antichità e di immatricolarmi quindi nella facoltà di Lettere Classiche, Roma è stata sicuramente la mia prima scelta. Sia in quanto essa è la culla di quella civiltà e di quella bellezza che tanto mi avevano orientata nella scelta universitaria, sia per i recenti piazzamenti al primo posto del dipartimento di Scienze dell’antichità della Sapienza in alcuni ranking mondiali. All’inizio del mio percorso, in triennale, ho intrapreso questa strada facendo la pendolare dalla mia città natale (Terni). Tuttavia, all’inizio della magistrale, desideravo vivere appieno la vita universitaria e le tante opportunità che la città offre ai giovani in termini culturali e di interazione sociale. La realtà collegiale di Villa Nazareth mi è dunque sembrata perfetta: non solo mi permetteva di sostenere, con la sua ospitalità, una vita a Roma, ma mi dava al contempo la possibilità di arricchire il mio bagaglio di esperienze a livello umano. I viaggi, le conferenze, le visite culturali, il tempo speso per la comunità, gli incarichi, in sostanza l’incontro con l’Altro mi hanno innegabilmente fatto crescere come persona, dandomi accesso a delle opportunità che non tutti i miei coetanei hanno la fortuna di sperimentare in un’età così cruciale per il nostro sviluppo personale.

Sono diversi ormai gli studenti che scelgono di fare un’esperienza di studio all’estero. Tu stessa hai scelto di svolgere un tirocinio presso il Thesaurus Linguae Latinae di Monaco. Che cosa ti ha lasciato questa esperienza?

L’idea di trascorrere un periodo di studi all’estero è sempre stato un sogno tenuto nel cassetto fin da prima dell’emergenza Covid, ma che ho sempre ritenuto troppo grande per me, troppo ambizioso. Determinante è stata però l’esigenza di vincere la nostalgia e le abitudini: Villa Nazareth mi ha molto incoraggiata in questo, facendomi credere nelle mie potenzialità. In seguito alla vincita del bando Sapienza della mia facoltà per scrivere la tesi all’estero, ho trascorso due mesi a Monaco di Baviera presso il Thesaurus Linguae Latinae, un istituto di ricerca lessicografica, che si occupa di redigere un vocabolario di tutte le parole latine attestate. Esso dispone di una ricchissima biblioteca e di un archivio nei quali ho avuto modo di approfondire tanti argomenti utili alla mia tesi e soprattutto di apprendere dai colleghi il metodo di ricerca del lessicografo, mosso dalla continua sete di curiosità. Ritengo che un soggiorno all’estero possa insegnare tanto a noi giovani a livello professionale e umano. Abbiamo infatti la possibilità di calarci in una diversa prospettiva di insegnamento delle nostre materie, divenendo quindi più esperti attraverso l’acquisizione di nuovi approcci.

La conclusione del percorso di laurea magistrale segna uno spartiacque tra la vita da studente e la vita da professionista del mondo del lavoro. Quali sono le tue prospettive per il futuro e quali pensi possano essere le implicazioni dell’ambito filologico/letterario in un mondo sempre più tecnico e scientifico?

Senza dubbio, il passaggio dal mondo universitario a quello lavorativo è denso di incertezze, se non altro per la diversità delle strade che è possibile intraprendere specialmente dopo una laurea umanistica. Personalmente, negli anni mi sono sempre più appassionata al mondo della ricerca, pertanto non mi dispiacerebbe tentare la strada del dottorato, ma sono tante le possibilità per un laureato in materie umanistiche: l’insegnamento, la specializzazione in ambito bibliotecario e archivistico, la gestione delle risorse umane in azienda, il mondo dell’editoria e del giornalismo, il settore della comunicazione, dei mass media e della pubblicità. Non da ultime, le nuove tecnologie lasciano sperare e già intravedere nuove possibilità di impiego di umanisti, vista la grande spinta degli ultimi anni a digitalizzare il patrimonio librario, artistico e storico del nostro Paese, in linea con tanti altri Paesi europei. In molti vedono il futuro delle materie umanistiche nel mondo delle nuove tecnologie, con corsi in “informatica umanistica” o simili che già si stanno moltiplicando. Anche il Thesaurus Linguae Latinae si sta muovendo in questa direzione, trasferendo pian piano il proprio dizionario cartaceo anche online. In sostanza, ritengo che la chiave sia superare l’obsoleta e talvolta elitaria concezione di una radicale separazione tra mondo umanistico e scientifico: entrambi invitano a utilizzare la capacità di senso critico per costruire il futuro.