Anche quest’anno, come sempre, la nostra comunità ha vissuto le Giornate del Fondatore, in occasione dell’anniversario della nascita del Cardinale Domenico Tardini, il 29 Febbraio 1888. Dal suo cuore sacerdotale ha preso vita la realtà di Villa Nazareth, il 12 Aprile 1946, esattamente 70 anni fa. Per farlo abbiamo organizzato due momenti diversi, una in loco e una dove riposano le sue spoglie, nel Monastero carmelitano di Vetralla.

 

– Sabato 27 Febbraio

Il ricordo del nostro Fondatore, card. Domenico Tardini, e’ iniziato quest’anno con la conferenza “La funzione educativa di fronte alle nuove povertà” a cui hanno partecipato ospiti di grande spessore culturale e umano: il Prof. Pierluigi Bartolomei, il poeta Davide Rondoni e il dott. Carmelo Licitra nelle vesti di moderatore.

Il tema delle nuove povertà sarà un fil rouge che ritroveremo durante l’incontro culturale del 13 maggio, l’incontro con Papa Francesco del 18 giugno e il seminario del prossimo ottobre.

A relazionare per prima la studentessa Valeria Ciocchetti, da poco laureata in Scienze della formazione proprio con una tesi sulle differenze tra “vecchie” e “nuove” povertà. Nella sua relazione è stata riportata non solo l’evoluzione storica della povertà, da una mancanza di reddito una povertà come emarginazione sociale, ma anche l’esperienza sul campo effettuata presso gli organi competenti del Comune di Roma ed altre associazioni di volontariato.

Il professor Pierluigi Bartolomei, preside di una scuola romana di periferia nonché impegnato in attività a sostegno dei più deboli, ha incentrato il suo intervento sulla frase: “Tu da che parte stai?”. Talmente immediata e semplice che, solo all’idea di non sapere come rispondere, fa paura. Nella discussione su questo punto è scaturita la necessità di essere educatori sempre, senza delegare questo ruolo al rapporto insegnanti-alunni.

Il poeta Davide Rondoni ha parlato dell’educatore come di colui che ama il destino ed è positivo verso di esso. Solo con questo spirito si puo’ condurre fuori” (secondo l’etimologia del verbo educare), verso il futuro. Ha poi evidenziato come a dispetto di una “emergenza educazione” che va avanti da qualche decennio, a questa non sia stato posto rimedio a livello istituzionale. L’incontro si e’ concluso con un dibattito tra i componenti dell’ associazione presenti all’ evento.

 

– Domenica 28 Febbraio

Come ogni anno, la comunità si è recata a Vetralla per vivere come ogni anno un “ritorno alle origini” e interrogarsi su come rispondere ai problemi di oggi, ponendo lo sguardo ad un cammino che ha avuto inizio con il Cardinal Tardini.

Da questo cammino sorgono varie domande: “Siamo frutti o alberi sterili?” “Qual è la nostra capacità di farci frutto di amore?”

Se a nuove poverta’ devono corrispondere nuove risposte, proprio a Vetralla, vicini a Tardini, che ha saputo percepire le povertà di allora e dar loro una risposta, abbiamo riflettuto insieme, attraverso la memoria, sul lavoro di Villa Nazareth come di un terreno fecondo che genera frutti. Rileggendo le esperienze di diverse generazioni in seno alla nostra comunita’, viene in mente che siamo tutti responsabili di una grande eredita’ e questo deve darci la consapevolezza e la forza necessarie a ripensare il nostro modo di vivere.

Ci siamo interrogati sulla ricchezza di Villa Nazareth, su quanto sia importante camminare insieme, riconoscere l’altro che si pone dinanzi a noi come una domanda al quale dare una risposta d’amore entro una mutua responsabilità. In una società in cui spesso si comunica in termini astratti, e dove l’indifferenza è il peggiore dei mali, Villa Nazareth vuole riportare secondo i suoi valori alla scoperta del senso della vita, che e’ la comunione, l’ascolto, lo stare insieme, il dialogo che non deve spegnersi mai.

Questo significa anche saper guardare oltre la propria situazione, la propria fatica, orientati verso una meta e “prendere il largo”, cambiare la propria prospettiva e, riconoscendo la propria poverta’, fare una grande pesca. Come Gesù disse a Simone: “Prendi il largo e getta le reti per pescare”.

di Rita Di Pasquale e Adolfo Perrotta