Le Dolomiti della Val di Zoldo hanno fatto da cornice alla Summer School 2021 dal titolo “La frattura tra scienza e società”, svoltasi dal 25 al 31 luglio presso l’Hotel Corona di Mareson di Zoldo (BL).

La prima conferenza ha visto l’intervento di Amedeo Balbi – professore di astronomia e astrofisica presso l’Università di Roma Tor Vergata – e di Massimiano Bucchi – docente di scienza, tecnica e sociologia presso l’Università di Trento. Il primo ha messo l’accento sulla necessità di una comunicazione scientifica efficace, resasi ancora più urgente durante la pandemia di SARS-CoV-2, specificando che tale comunicazione non deve far capo ad alcun principio di autorità, a cui la scienza è stata sempre contraria, semmai all’autorevolezza dello scienziato. Balbi ha poi evidenziato come la scienza non possa dare certezze, al contrario di quanto erroneamente si crede, e quanto il dubbio sia al centro del metodo. «La scienza è umile e rimane cosciente del sapere di non sapere» – affermerà successivamente Alberto Mantovani, intervenendo nel corso della seconda giornata di approfondimento.

Invece, Massimiano Bucchi ha presentato e interpretato una serie di dati che portano ad affermare l‘inesistenza di una effettiva frattura tra scienza e società. A suo parere, nello scenario della pandemia si possono evidenziare diverse tendenze: la fiducia negli scienziati in Italia è cresciuta al 90%, contrariamente a quanto è accaduto in termini di fiducia verso la classe politica, mentre i veri e propri “no-vax” costituiscono il solo 2% della popolazione. Bucchi ha definito questo 2% come una “minoranza vocale”, cioè un piccolo numero di persone che riescono, però, a fare notizia.

La seconda giornata di dibattito è stata avviata dall’intervento di Alberto Mantovani – patologo, immunologo, divulgatore scientifico, professore emerito di patologia generale e vice rettore per la ricerca presso Humanitas University – che ha posto l’accento sulle sfide della ricerca e sulla responsabilità sociale connesse al raggiungimento dell’immunità da cancro e da Covid-19 mediante i vaccini. In particolare Mantovani ha fatto notare come durante la pandemia gli interventi farmacologici (ad es. terapia al plasma) abbiano costituito una sfida sociale e come, molto spesso, riguardo ad essi non ci sia stato rispetto dei dati nella trasmissione delle informazioni.

In chiusura Roberta Villa – giornalista laureata in medicina e chirurgia, docente dell’Università Ca’ Foscari – ha acceso i riflettori sulla divulgazione scientifica nell’era digitale, tra disinformazione e paura, approfondendo concetti fondamentali come l’infodemia, cioè il sovraccarico informativo capace di disorientare il lettore, e la polarizzazione dei punti di vista, stimolata fortemente dai social media. A parere della Villa emerge fortemente il bisogno della circolazione di informazioni sane, che consentano una comunicazione che abbia come principio generale il rispetto.