Con questa intervista inauguriamo una nuova rubrica online e sul nostro periodico dedicata alle nostre studentesse e ai nostri studenti: “Villa Nazareth ON“. Con VNoff abbiamo già iniziato a raccontare le storie dei nostri ex studenti. Ora abbiamo deciso di dare spazio anche alle voci dei più giovani della comunità!


Mi chiamo Flavio Mattia Salerno, ho 20 anni e vengo da Palermo. Le mie passioni sono tante: amo il teatro e l’arte in generale, ma mi appassiona anche il mondo dell’intrattenimento, specie cinematografico e videoludico. Amo dialogare, in particolare con chi ha idee diverse dalle mia perché mi mette alla prova e mi arricchisce di nuovi punti di vista. Credo che sia stato anche questo aspetto ad avermi portato dapprima allo studio delle lingue straniere, poi alla passione verso il linguaggio del corpo espresso attraverso la tecnica della danza classica. Dopo 3 anni di frequenza di liceo linguistico, infatti, un approccio tardivo alla danza mi ha portato a frequentare l’unico liceo coreutico presente nella mia città natale e a proseguire in questo ambito anche gli studi universitari.

Come mai hai scelto di studiare a Roma e di risiedere in un collegio universitario di merito?

Mi sono trasferito a Roma per studiare all’Accademia Nazionale di Danza, prima (e fino a pochissimi anni fa unica) istituzione italiana autorizzata a rilasciare titoli di diploma equipollenti ad una laurea triennale e magistrale, nonché abilitante all’insegnamento delle materie Tecnica della Danza Classica, Repertorio e Storia della Danza presso le sezioni coreutiche dei Licei Musicali e Coreutici, nati in Italia da poco più di una decina d’anni.

Va da sé, quindi, che il trasferimento a Roma è diventato un’assoluta necessità: non avrei potuto intraprendere studi del genere altrove. Ho passato i mesi successivi al mio diploma a cercare soluzioni ottimali per potermi trasferire nella capitale, avendo bene in mente però il grave impegno economico che questo avrebbe significato per la mia famiglia. Quando tramite l’ennesima ricerca su Google ho scoperto la realtà variegata di Villa Nazareth e dei collegi di merito ho capito che sarebbe stata la mia strada.

Quali sono le principali sfide che uno studente dell’Accademia Nazionale di Danza deve affrontare?

I miei studi di danza partono da una condizione abbastanza insolita: scoprendo mia una passione che era sempre appartenuta a mia sorella, infatti, mi sono avvicinato alla danza classica all’età di 16 anni, con circa 10 anni di ritardo rispetto ad un normale studente di danza. Questo ha significato per me dover affrontare ulteriori difficoltà rispetto a quelle di uno studente con alle spalle un percorso “standard”. Come tutti gli altri aspiranti danzatori che si rispettino, anche uno studente dell’Accademia Nazionale di Danza realmente interessato al suo percorso segue una routine giornaliera molto impegnativa e stressante, fatta di lezioni pratiche e molto spesso di ore di prova aggiuntive non programmate o programmate con scarso preavviso. A questo io aggiungo altre lezioni di diversi livelli di difficoltà per consolidare la tecnica che ho acquisito in pochi anni a causa del mio tardivo approccio alla danza. L’impegno in uno studio che richiede così tante ore della giornata fa emergere un’ulteriore difficoltà: trovare il tempo per mettersi a tutto tondo in relazione con le persone, la società e i problemi di oggi. Fortunatamente, essere parte di un collegio universitario aiuta molto in questo.

Cosa puoi dirci sul mondo della danza odierno? Quali sono le prospettive in questo settore per un giovane studente come te?

Quello della danza è un mondo vasto. C’è da ammettere che nel nostro Paese non si ha una forte consapevolezza del valore dell’arte coreutica in quanto tale e che per lo più la si pensa come svago infantile, come pseudo-attività sportiva o come mera occasione di aggregazione sociale. La disinformazione fatta da alcuni programmi televisivi viziano la percezione di quello che effettivamente dovrebbe essere il percorso formativo di un danzatore, e cioè molto complesso, scientificamente organizzato e strutturato, ma allo stesso tempo significante estetico e filosofico. Sarebbe molto bello se un giorno anche i non addetti al settore riuscissero a recepire una coreografia con la stessa profondità con cui recepisce una poesia o un brano di letteratura.

In questo settore le prospettive possono essere molte, ma bisogna avere la capacità e l’intraprendenza per poterle cogliere. Ad esempio, l’Italia non offre molte possibilità per l’impiego professionale come tersicoreo. Nel campo dell’insegnamento della danza, invece, grazie all’istituzione dei licei coreutici, si sta aprendo la prospettiva “pubblica” di un mestiere che è sempre stato “privato”. Attualmente il mondo della danza ha veramente bisogno di figure capaci di divulgare in maniera seria e scientificamente valida tutte le sue possibilità estetiche, espressive e filosofiche della danza, e dunque di rendere giustizia a quest’arte di fronte alla cultura di massa.