Mi chiamo Beatrice Palumbo, ho 21 anni e sono originaria di Napoli. Sono una persona curiosa a cui piace apprendere e sperimentare. Ciò si riflette nel mio sogno di diventare ricercatrice, ma anche nelle scelte passate di svolgere i miei studi superiori fuori dalla mia città d’origine, in una scuola internazionale, e di proseguire con l’esperienza collegiale presso Villa Nazareth. Mi piace vivere in un ambiente dinamico e propositivo qual è una comunità costituita prevalentemente da giovani, specialmente quando accomunati da sani valori, pur nel rispetto e nella salvaguardia delle differenze.
Come mai hai scelto di studiare a Roma e di risiedere in un collegio universitario di merito?
Ho frequentato gli ultimi anni della scuola secondaria di secondo grado presso il Collegio del Mondo Unito (UWC) dell’Adriatico con sede a Duino, in provincia di Trieste, il quale mi ha concesso la possibilità, grazie al tipo di diploma insegnato e alle borse di studio offerte, di poter proseguire con gli studi universitari all’estero.
Tuttavia ho scelto di formarmi in Italia poiché credo che offra una solida preparazione di
base nel mio ambito: la facoltà di Fisica dell’università “Sapienza” di Roma è ritenuta la
migliore, infatti, in Italia, tra gli atenei pubblici. Rappresenta un polo di ricerca d’eccellenza
grazie alla collaborazione con importanti enti non solo d’Italia, ma anche del mondo. L’anno scorso, poi, un ex docente della facoltà, il prof. Giorgio Parisi, è stato insignito del Premio Nobel per la fisica. È stata la fama dell’ateneo, quindi, a portarmi a Roma.
Entusiasta dell’esperienza collegiale a fronte degli stimoli che offre, mi sono interessata alla realtà dei Collegi Universitari di Merito. Credo che la vita comunitaria di collegio educhi alla corresponsabilità, allo spirito di collaborazione, alla valorizzazione delle diversità e al dialogo costruttivo con chi ha vedute diverse dalle proprie. Inoltre la molteplicità d’interessi, una delle tante qualità di cui la comunità collegiale gode, arricchisce le conversazioni di ulteriori e vari stimoli intellettuali.
Negli ultimi anni si parla molto del carico emotivo che gli studenti vivono nell’ambiente universitario. Quanto pensi che ti stia aiutando l’esperienza collegiale nella gestione di questo aspetto?
Nella mia facoltà sono frequenti il confronto ed il lavoro di gruppo a causa dei numerosi
esami di laboratorio e del bisogno di comprendere argomenti particolarmente ostici
attraverso lo scambio reciproco di opinioni. Tutto questo offre molteplici occasioni di
confronto, che talvolta vengono recepite in un’ottica competitiva. In aggiunta, il ritmo della
vita universitaria è talmente impegnativo e lo studio così immersivo da rischiare di alienare
gli studenti dagli aspetti della vita e dagli argomenti che prescindono dall’università e dalla
fisica. Fortunatamente le numerose occasioni conviviali e comunitarie eludono questo
pericolo garantendo occasioni per riflettere su temi attuali e cocenti e fornendo stimoli di
varia natura. Ad esempio, un momento conviviale quotidiano è la cena, che si svolge in
refettorio con varie figure della comunità collegiale e che offre una piacevole occasione di
scambio delle esperienze, degli stati d’animo e dell’andamento della giornata.
Durante il seminario primaverile si è parlato di energia nucleare. Nel tuo percorso accademico ti è mai capitato di affrontare il tema dell’ecosostenibilità e di fonti energetiche alternative ai combustibili fossili?
Il principale obiettivo della ricerca fisica, ad oggi, è quello di puntare all’ottimizzazione di
tecniche di produzione energetiche note. Una nuova frontiera potrebbe essere quella di
migliorare la praticabilità e la padronanza delle tecniche di fusione. A mio avviso credo che il meccanismo di produzione energetica più efficace sia un giusto mix delle diverse fonti
rinnovabili e nucleari.