La processualità e la prossimità sono categorie fondamentali per conoscere questa realtà ecclesiale, soprattutto il magistero di Francesco.

Con queste parole è iniziato l’incontro dei nostri studenti con Vincenzo Rosito, attualmente docente di Filosofia presso il Dipartimento di Formazione Teologica di Base “Ecclesia Mater”, alla Pontificia Università Lateranense. Il dibattito, che aveva lo scopo di preparazione al prossimo seminario di novembre, ha avuto come tema in particolar modo “la processualità”. Ma che significa concretamente processualità? In che contesto va collocato questo termine? Cosa può dire un tema simile ai giovani?

Rosito si è preoccupato di rispondere a queste domande, che verranno poi riprese e approfondite da vari relatori durante il seminario futuro. Inizia spiegando la frammentarietà: una società frammentata non è semplicemente una società divisa. Secondo lui possiamo parlare di “società schiumosa”, cioè di una società suddivisa in cellule contigue, autosufficienti, che danno solo una apparenza di insieme quando in realtà c’è una membrana sottile che le divide le une dalle altre.
C’è quindi una realtà cellulare, ma di cellule non comunicanti tra di loro. Ci sono persone che all’interno della stessa casa non si parlano e questo, non è un segreto, succede anche nella Chiesa.

Dopo questa premessa, spiega cos’è la processualità, come la si può collocare nelle nostre vite, nella Chiesa e nei cristiani, nella stessa Villa Nazareth.

In questo momento la processualità è uno dei temi ricorrenti del magistero di papa Francesco, sostanzialmente come metodo. Noi oggi vogliamo ragionare sul metodo. Come si arriva a un valore condivisibile? Capire questo è processualità. Guardare le situazioni dal punto di vista del processo, non del risultato. L’importante non è il risultato ma se ce l’abbiamo messa tutta a rendere quel processo partecipato, libero. Questo interseca molti ambiti, molte sfere delle “schiume” in cui viviamo. Mettere l’accento sul modo di fare e non sul fatto è importante per le questioni della Chiesa. La credibilità è nel processo, nella quotidianità del processo. Questo dice papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, un documento volutamente non concluso, che non ha la pretesa di essere finito e definito.

Dunque avviare processi significa non guardare il mondo da una prospettiva stabile e stabilizzante,. ma sapersi muovere verso qualcosa, verso una meta. Comunque muoversi, camminare. Per rendere ancor più concreto il discorso spiega il processo della formazione che viviamo a Villa Nazareth, perchè la processualità può riguardare qualunque sfera della nostra vita e della nostra società.

La vera processualità è lì dove si vive la vera esperienza di formazione, dove c’è l’idea di un processo di formazione continuo. Sostenere e riconoscere i processi nascenti, è questo che fa Villa Nazareth. Non è solo una stampella, non da so solo sostegno per lo studio. Bisogna snidarvi, togliervi fuori da un nido che vi tiene troppo fermi e compressi, portarvi a un processo che vi aiuta a esprimervi e vi dà maggiore consapevolezza di voi, di chi siete, delle vostre capacità relazionali e professionali. Questa è la processualità sperimentata attivamente a Villa Nazareth.

Nel caso che verrà preso maggiormente in considerazione durante il seminario, ovvero la processualità nella Chiesa, Rosito afferma che per un cristiano la processualità ha una direzione ben precisa. La cristianità è fortemente orientata, propende in favore di qualcuno, è volutamente squilibrata. La cristianità da priorità al povero e la cultura povera è una cultura che guarda all’essere, alla coerenza; che non si sbraccia per dimostrare ma, nel silenzio e nella sobrietà, cammina nel mondo senza pretendere di occupare spazi di potere e di carriera. Conclude:

Meritocrazia? Se il talento è un merito si sanciscono le disuguaglianze. La meritocrazia ha come conseguenza il cambiamento della cultura della povertà. Il povero è considerato un demeritevole e quindi un colpevole. Legare la povertà alla colpa è una tendenza sociale, a questo bisogna rispondere con un processo da avviare insieme.

Quest’incontro è stato solo l’inizio di un processo di formazione, volto a innescare in noi altri processi. Ci rivedremo con Rosito e altri esperti a metà novembre per riprendere, chiarificare, approfondire quest’argomento, perchè questo processo ha ancora tanti frutti da dare.