In occasione del 38° anniversario dell’ordinazione episcopale di don Achille, la comunità di Villa Nazareth si è riunita per riflettere ancora sulla città di Roma con un’attenzione sul ruolo della Chiesa nella città eterna, cercando di analizzare con uno sguardo profetico le possibilità di un intervento cristiano nel contesto urbano della capitale. I relatori intervenuti nell’incontro sono stati don Maurilio Guasco, biografo di don Luigi Di Liegro, sacerdote romano fondatore e direttore della Caritas diocesana di Roma e il prof. Luigi Frudà, docente di sociologia generale all’università degli studi “La Sapienza” di Roma.
L’incontro è iniziato con un taglio storico, soffermandosi sulla nascita della Caritas di Roma nei primi anni ottanta, per poi farsi più attuale con l’analisi sociologica della società romana di oggi. Don Maurilio ha raccontato la difficile esperienza di don Luigi a servizio degli ultimi e degli emarginati, spesso ostacolata da una “Roma per bene” non ancora pronta a farsi prossima alle realtà sociali più disagiate che tuttavia convivevano accanto ad essa.
“Sono quattro le battaglie che Don Luigi Di Liegro ha combattuto in questa città, sempre per andare incontro agli ultimi del Vangelo.” – Don M. Guasco
È emerso subito il pensiero di Di Liegro che fu il primo a proporre il concetto di prevenzione assistenziale secondo cui occorre operare sul tessuto sociale già alle prime avvisaglie di difficoltà con mirati interventi di recupero, senza ridursi ad agire sommariamente solo quando il disagio diventa apertamente manifesto.
A proseguire l’incontro è stato chiamato il prof. Luigi Frudà, docente di sociologia generale all’università degli studi “La Sapienza” di Roma, che invece ha mostrato i risultati degli ultimi studi di popolazione che denunciano un allarmante cambiamento delle dinamiche socio-demografiche, caratterizzate da un aumento del tasso di invecchiamento a scapito della natalità in evidente ribasso.
“Dal problema strutturale al dovere strutturale: la famiglia, cellula fondamentale della vita del Paese, ha un dovere da adempiere: garantire i valori, lo sviluppo, abbattendo l’egoismo individuale e sociale che negli ultimi anni caratterizzano il nostro mondo.” – L. Frudà
Il pericolo è quello di una ferita strutturale nella società che sta portando inesorabilmente alla scomparsa del senso di comunità attiva e propositiva nei confronti del contesto in cui si trova inserita. Una possibilità di rimarginamento di questa ferità, Frudà la individua nella Chiesa e in particolare nella realtà parrocchiale che riscoprendo le sue potenzialità gregarie ha tutte le possibilità per far riemergere la bellezza e l’importanza dell’identità cattolica e soprattutto rilanciare il ruolo cristiano della famiglia, vera cellula staminale della società di un Paese.
Gabriele Giuliano