Con la conferenza del 9 novembre si è concluso a Villa Nazareth il seminario intitolato “4 [+1] Domande per una scuola di qualità, equa e inclusiva”. I relatori di questo ultimo incontro sono stati: il professor Massimiliano Fiorucci, professore di Pedagogia sociale e interculturale presso l’Università degli studi Roma Tre, Giuseppe Fusacchia, dirigente scolastico, e Lorella Carimali, docente di matematica e fisica candidata al Global Teacher Prize.

Ai primi due relatori, l’arduo compito di rispondere a una delle domande cardine dell’intero ciclo di conferenze, ovvero se è possibile considerare la scuola come luogo dei diritti fondamentali e come poter garantire una scuola inclusiva in un mondo multiculturale. Il professor Fiorucci ha esordito affermando che la scuola e l’università sono gli ambienti principali in cui è possibile esercitare a pieno la democrazia, in quanto luoghi di libero confronto e quindi, per natura, interculturali. Ha proseguito, poi, riflettendo sul ruolo fondamentale della società come educatrice della persona, al pari, se non in maniera più incisiva, della scuola stessa. Non appena il contesto sociale permette la circolazione di “narrazioni tossiche” – espressione ormai in voga nel mondo dell’informazione e scelta proprio da Fiorucci in questa occasione -, tuttavia, si mette a rischio lo spirito critico della persona. Ne sono un esempio il ritorno di varie forme di intolleranza. In questo contesto, secondo Fiorucci, la scuola deve imparare a decostruire le narrazioni tossiche, deve investire su una formazione multiculturale dei docenti e promuovere nuovi curriculum che prevedano il costante confronto tra diverse culture. Soltanto così la scuola può definirsi luogo dei diritti fondamentali e garantire la multiculturalità.

A seguire è intervenuto Giuseppe Fusacchia, il quale ha elencato le leggi principali promulgate che hanno reso la scuola italiana sempre più inclusiva. Si è partiti dalla legge 577/ 1977 che ha garantito l’assistenza didattica a studenti con disabilità, fino ad arrivare al Dpr 394/99 che, tra le tante cose, sancisce il diritto all’istruzione per gli immigrati, anche se irregolari. Secondo Fusacchia, però, la messa in pratica di queste norme è di molto ridimensionata dai piani di formazione che le scuole possono realmente fornire, soprattutto per i curriculum d’istituto diversificati. Dall’intervento di Fusacchia che si è soffermato anche sulla presentazione di molti progetti che hanno permesso il contatto collaborativo tra studenti italiani e migranti, emerge la necessità da parte della scuola di scoprire come suo paradigma la diversità.

Sull’inquadramento della scuola italiana tra riforme, continuità e innovazioni didattiche, è infine intervenuta la professoressa Lorella Carimali. Attraverso la narrazione della sua esperienza personale in ambito scolastico, che l’ha portata alla candidatura per il Global Teacher Prize, Carimali ha ripercorso l’evoluzione della scuola nell’ultimo trentennio. La constatazione ultima della Carimali è stata che la scuola italiana risulta immobile pressappoco dalle sue origini e che le numerose riforme attuate fino ad oggi sono state, di fatto, di matrice soltanto amministrativa, mai pedagogica. Secondo Carimali, il sistema scolastico odierno deve puntare sull’educazione alla democrazia. Inoltre, ha sottolineato l’importanza di guardare al coraggio come la competenza chiave della scuola del futuro.