In un’ottica di autoformazione della comunità, si è tenuta a Villa Nazareth nelle giornate di sabato 23 e domenica 24 aprile, la “due-giorni formativa” che ha arricchito i partecipanti, membri delle terne locali, di ulteriori riflessioni, interrogativi e spunti da esaminare.

È indubbio che in un contesto come quello attuale infatti, che vede il continuo edificarsi di muri, confini, contrapposizioni e distanze, l’azione di Villa Nazareth , e in particolar modo dei gruppi locali, si esprime come un porsi al servizio della cultura dell’incontro. Ma allora, in che modo io come studente, laureato o associato coltivo la relazione con l’altro? E che tipo di rapporto è necessario creare?

Diventa fondamentale quindi, vivere con gesti concreti la dinamica dell’incontro, come lo stesso Papa Francesco quotidianamente ci mostra nella sua azione pastorale.

La diaconia diviene la dimensione naturale del vivere e la cultura può farsi strumento non di potere, ma di promozione dell’uomo, fornendo inoltre, gli strumenti necessari per una cittadinanza più consapevole e partecipata. La carità intellettuale diventa pertanto volto della misericordia. È questo quello a cui noi di Villa Nazareth siamo chiamati a rispondere.

Ed è questa la missione che i gruppi locali devono realizzare, incontrando, chiamando e andando lì dove le persone vivono, favorendo il dialogo tra generazioni e la condivisione delle esperienze tra persone. Ma in questo “ritrovarsi per ricominciare”, l’amicizia rimane ovviamente il fondamento e l’origine della comunità stessa, “la piazza del cuore”. E’ idea condivisa che proprio il rapporto amicale, nonché la condivisione degli stessi valori, costituisca la forza capace di consentire al gruppo locale, la crescita comune verso una dimensione cristiana.

La rete locale che tutti noi abbiamo attivato, favorisce nel territorio, una maggiore interazione ed integrazione con lo stesso, riuscendo a riconoscere i segni dei tempi. Tale elemento diventa fondamentale in un contesto come quello attuale, in cui la paura continua ad innalzare muri, ad aumentare le distanze. Ed è in tale circostanza che, a mio parere, Villa Nazareth si propone quale stile di vita, quale modo di essere uomo o donna, che si mette al servizio dell’altro, che diventa “ponte” nelle diverse dimensioni della vita sociale.

È l’incontro quindi, lo spirito rinnovato cui il gruppo locale è interpellato, in una ricerca di uno stile di vita che trova la propria vocazione nel chiamare, trovare e andare nelle periferie geografiche. È proprio questa la volontà condivisa da noi membri delle terne locali e che trova fondamento nei principi sui cui la stessa Villa Nazareth si forma.

In allegato la relazione  di Lamberto Iezzi pubblicata sul sito dell’Associazione di Villa Nazareth.
Alleghiamo inoltre un resoconto dei gruppi in  loco.

Di Chiara Antonucci