Questa mattina i nostri studenti sono stati impegnati nella visita della mostra Human +, presso il Palazzo delle Esposizioni a Roma, per vedere con i loro occhi le influenze positive e negative della tecnologia nella nostra società: dalle montagne russe eutanasiche alla modificazione genetica degli animali (come ad esempio le zanzare per impedire la trasmissione della malaria), dalle protesi innovative a basso costo alle torture che puntano sullo stress della persona.
Nel pomeriggio, prosegue il convegno con la Tavola Rotonda che vede come ospiti Piero Dominici, professore di Comunicazione pubblica presso l’Università degli studi di Perugia e scrittore; Andrea Stazi, public policy and government relations manager di Google Italia; Giuseppe Busia, segretario generale del Garante per la protezione dei dati personali. Il tema trattato oggi è Libertà d’espressione e dovere d’informazione: la verità ai tempi delle fake news – I Big Data e il valore delle nostre informazioni digitali: opportunità e rischi.
Dominici parla di trasformazione antropologica, di cambio di paradigma, che consiste nel mettere in discussione modelli, teorie, strumenti, nell’ interrogarci sulla vita, sulla coscienza. Secondo il professore è evidente il ritardo e l’inadeguatezza delle nostre scuole e dell’università che continuano a tenere viva la devastante separazione tra gli ambiti disciplinari. Il problema che dobbiamo affrontare è che non si fa dialogare il sapere. Siamo di fronte alla completa ridefinizione dei confini tra i saperi; sono saltati i confini tra ciò che è la pura cultura e ciò che è naturale e artificiale. La complessità di quello che stiamo affrontando è un dato di fatto, è un’urgenza di un approccio critico e interdisciplinare. Come possiamo riportare l’umanità in una civiltà sempre più tecnologica e che vede sempre più marginalizzazione dell’umano? Non si tratta di avere una posizione anti-tecnologia. L’uso corretto di internet sta nella nostra capacità di gestire le informazione e le conoscenze in maniera efficace. Stiamo parlando di libertà degli individui, che è trasmessa spesso come senso del limite: la mia libertà inizia e finisce dove finisce e inizia la libertà degli altri. Come possiamo provare a controllare e a gestire quello che accade su internet? Con le logiche di lungo periodo, che non corrispondono ai tempi della politica, come si può pensare. Siamo nella civiltà interconnessa e iperconnessa, Il problema è se c’è anche una crescita delle opportunità di comunicazione, come possiamo uscire dai rischi di una cittadinanza senza cittadini, di una innovazione tecnologica senza cultura. Il problema del divario culturale e fisico prima o poi verrà risolto, ora dobbiamo preoccuparci della creazione dei rapporti, delle relazioni, della cittadinanza. L’analisi della globalizzazione è sottovalutata, la crisi è più culturale e di civiltà che economica. La tecnologia e il digitale possono diventare strumenti della cittadinanza, per questo urge mettere mano all’istruzione in maniera seria, non ci servono solo conoscenze di tipo tecnico e tecnologico.
Prende la parola Busia riguardo alla tematica dei big data. Ogni giorno carichiamo su internet moltissimi dati personali, ma anche se non dichiarate, moltissime informazioni sulla persona possono essere estratte dai like, come le idee politiche. Coloro che raccolgono i nostri dati ci inseriscono in una categoria in base ai dati anche non dichiarati che raccolgono su di noi e questi dati possono anche essere venduti. La vendita dei dati è giusto che ci sia, non dobbiamo combattere questo evento, ma dobbiamo dominarlo. I dati personali anche quando sono notizie che non riguardano la nostra intimità, ma la nostra storia, finiscono, per una serie di motivi e per una nostra pigrizia e comodità, per creare una bolla che ci fa stare comodi e questo ci rende meno liberi. Ogni volta che qualcuno accumula dei dati su di noi siamo sempre meno liberi di cambiare strada, di scegliere, di reinventarci. Rompere una bolla è difficile, costa un po’ di fatica e di scomodità. Noi a questi servizi non dobbiamo rinunciare, il primo passo da compiere per guadagnare un po’ di libertà è la consapevolezza. L’arma con cui combattere per la perdita della nostra libertà è sapere non solo che diamo tanti dati ma che i dati sono importanti e saperli difendere o comunque saperli controllare.
Conclude Stazi, manager di Google, constatando che la pubblicità e i dati sono strumenti fondamentali per costruire servizi gratuiti per gli utenti sempre più avanzati. Google non si accontenta di questo, ma cerca di risolvere su altri fronti le sfide più avanzate e di risolvere i problemi dell’umanità. Oltre ai servizi offerti tutti i giorni, vengono lanciate delle sfide, legate all’ambiente e ad altri aspetti, sebbene non ci sia un ritorno economico di alcun tipo. Bisogna scegliere con ponderazione quali aspetti sono importanti e su quali bisogna soffermarsi. E’ fondamentale essere responsabile di noi stessi nella nostra vita digitale che ormai è la nostra vita di tutti i giorni, per questo Google offre sempre più servizi per l’educazione e la gestione delle informazioni, perchè da un grande sviluppo nasce una grande responsabilità, tra cui l’educazione. La parola chiave è controllo: il controllo della nostra vita digitale non lo devono avere Google nè altri gestori, ma lo dobbiamo avere noi. Ci sono in campo degli strumenti (come gli account personali) per sapere quali dati stiamo dando, che fine fanno, quali consensi abbiamo dato e quando li abbiamo tolti. I dati devono rimanere personali. Ogni persona deve stare attenta non sono alla privacy ma anche al controllo della sicurezza in rete. I big data non sono i nostri dati personali in mano a qualche grande operatore come ci fanno credere. I dati possono essere di mille tipi, non solo personali, ma anche di ricerca, di comunicazione, di consumo, relativi a fenomeni naturali. Ci sono tantissimi dati che si possono utilizzare e che non sono personali. L’opportunità dei dati è enorme, oltre quelli personali, perchè ci sono molti modi di sfruttarli. Chi lavora nel settore ha la responsabilità di evitare eventi come fake news e hacker e di investire per impedirli; le persone, d’altra parte, hanno la responsabilità di informarsi.