La parola che abbiamo deciso di approfondire nell’ultimo numero del nostro periodico è “Energia”. Una parola che sembra essere più adatta ad un contesto prettamente scientifico, ma che in realtà contiene significati che possono riguardare anche la vita di comunità. La scelta di questo termine è dovuta all’interesse suscitato dai recenti seminari di Villa Nazareth sull’energia nucleare, ma – come possiamo leggere in questo contributo – l’energia è molto più di una differenza di potenziale.
di Gabriele Tucciarone
Gli stravolgimenti epocali degli ultimi anni, quali il Covid, la guerra in Ucraina e l’accentuarsi delle conseguenze dei cambiamenti climatici, hanno avuto l’effetto di accendere il dibattito sul senso di alcune parole in precedenza date per scontate o lasciate agli esperti del settore: libertà, democrazia, salute, futuro e, non ultima, energia (dal greco antico ενέργεια – “azione, lavoro in atto, capacità di agire”).
La crisi del gas e i rincari delle bollette, la sostenibilità delle aziende e la pratica opaca del “greenwashing”, lo spettro di una guerra nucleare, la transizione ecologica, l’attivismo per il
clima e il futuro dell’uomo: sono solo alcuni temi legati all’energia che, da alcuni mesi, hanno una diffusione mainstream. Una semplice analisi delle caratteristiche fisiche dell’energia può fornire interessanti spunti per la nostra vita.
Energia è cambiamento
In termini fisici, l’energia è una misura del lavoro svolto da una forza per ottenere uno spostamento. Dove c’è energia c’è, quindi, lo spostamento di un corpo dal punto A al punto B. In parole semplici, l’energia genera un cambiamento, un impatto sull’ambiente circostante.
Energia è (potenzialmente) per tutti
La più celebre formula della Fisica, figlia del genio di Albert Einstein, è proprio una definizione di energia: “E = mc2” stabilisce l’equivalenza tra corpo ed energia, a patto che quel corpo abbia una velocità diversa da zero. Quindi, ciascuno di noi è capace di energia, di portare un cambiamento, a patto di non essere fermo o soggetto a forze che si annullano a vicenda. Questa idea è richiamata anche da un’altra definizione di energia, chiamata “potenziale” in quanto posseduta da un corpo semplicemente in virtù della propria posizione, ma che ha bisogno del movimento di quel corpo per poter essere sprigionata. Possiamo, però, citare l’esempio paradossale di Gandhi, passato alla storia per un attivismo non violento, che potremmo definire quasi statico e privo di energia a livello fisico ma che invece ha generato e continua a generare un impatto positivo in tutto il mondo.
Energia è neutrale
La parola energia viene spesso associata a termini quali azione, determinazione, capacità di incidere, che veicolano un messaggio intuitivamente positivo; in realtà, essa è un mezzo, un concetto neutrale che va declinato secondo una dimensione etica. Ricollegandoci al primo punto, cui prodest l’energia che produciamo? Quanto fa bene alla società il cambiamento che generiamo? Ad esempio, si stima che Internet sia la quarta “nazione” al mondo per consumi di CO2 e che Bitcoin (una delle tante criptovalute al mondo) consumi in un anno quanto tutta l’Argentina; appare di buon senso il commento di un Ministro dell’Energia svedese: “Abbiamo bisogno di energia per cose più importanti dei Bitcoin, sinceramente”. Una dimensione “energ-etica” è ormai urgente tanto a livello di politiche “macro”, quanto a livello “micro”: ciascuno di noi non può esimersi dal fare la propria parte.
Energia non è infinita
“Nulla si crea, nulla di distrugge, tutto si trasforma” afferma la Legge della conservazione della massa. L’energia non è infinita: abbiamo tempo e spazio limitati e dobbiamo fare discernimento per dosare bene le nostre azioni e i loro impatti. Come esempio personale, diversi anni fa ho lasciato i principali social network e recentemente ho disattivato nel mio smartphone tutte le notifiche a meno delle app di messaggistica: poiché l’eccesso di informazioni non era (più) qualcosa di utile ma una distrazione che gestiva il tempo oltre la mia volontà e le mie intenzioni, ho deciso di sprecare meno energia, sia quella che utilizzavo “in input” con le varie app, sia quella che generavo “in output” nelle mie giornate, cercando di concentrarmi sulle priorità della mia vita e di curare di più le relazioni “in presenza” e meno quelle “virtuali”.
In conclusione, l’energia dice a ciascuno di noi che possiamo sempre generare un cambiamento e che scegliere di non impegnarsi e non mettersi in gioco, ad esempio nella nostra comunità, è uno spreco. Tuttavia, non basta generare energia. Dobbiamo essere consapevoli di quali impatti provochiamo; ad esempio, possiamo preferire il lavoro negli spazi comunitari di riflessione e collaborazione al lasciarsi andare alle mormorazioni che portano fratture ed entropia (energia che crea disordine). Per fare questo occorre crescere in attenzione e discernimento, sapendo che se tutti noi iniziamo, nel nostro piccolo, a lavorare per un bene comune, possiamo innescare un circolo virtuoso capace di amplificare gli impatti positivi dei nostri piccoli passi possibili, come un piccolo sasso che, gettato in acqua, crea dei cerchi sempre più grandi.
Foto di Rodolfo Clix