Nell’ambito del ciclo di conferenze “4[+1] Domande per una scuola di qualità, equa ed inclusiva” Villa Nazareth ha avuto l’onore di ospitare la professoressa Anna Maria Ajello, Presidente INVALSI e il professore Marco Rossi Doria, esperto di politiche educative e sociali e sottosegretario all’Istruzione dal 2011 al 2014.
Per capire quali saranno i possibili lineamenti della “scuola del futuro”, è indispensabile senz’altro conoscere quali sono le condizioni attuali del sistema scolastico italiano.
Come ha evidenziato Rossi Doria, in questi ultimi decenni si assiste ad un fase di “regressione” del sistema educativo: la scuola pubblica italiana nata nel 1859 con lo spirito di estendere gradualmente alle classi meno abbienti l’accesso ai più alti gradi d’istruzione, rischia oggi di essere messa in discussione.
La fase attuale “di regressione educativa” si contrappone a quella “di espansione” portata avanti con successi straordinari per buona parte della fase repubblicana: basti ricordare come l’estensione dell’obbligo scolastico fino ai 14 anni nel 1962 segnò una tappa fondamentale nel processo di alfabetizzazione del Paese.
Purtroppo oggi sono numerosi i segnali che dimostrano l’insostenibilità del nostro sistema-scuola: tra tutti la crescita del tasso di abbandono scolastico, l’incapacità della scuola di far fronte all’analfabetismo funzionale e di colmare il divario tra Nord e Sud del Paese.
E’ chiaro che il modello della “scuola di ieri” non può più essere replicato oggi. Bisogna operare un cambio di passo: da una scuola “iperstandardizzata” ad una “multidifferenziata”. Come ha più volte sottolineato Rossi Doria, l’istruzione “iperstandardizzata” che propone a ciascun studente lo stesso identico modello formativo, non solo non tiene conto delle differenti potenzialità e sensibilità di ciascuno ma si adatta ad un contesto sociale meno complesso di quello attuale. Nella scuola “multidifferenziata”, invece, ogni studente può formarsi attraverso un percorso di studi personalizzato.
Eppure l’assenza di una innovativa strategia politica per l’istruzione che punti alla differenziazione dell’offerta didattica, si confronta con l’evolversi di nuovi modelli educativi sperimentati in diverse aree del Paese.
Su questo punto si è soffermata anche la professoressa Ajello: l’attività di monitoraggio degli istituti scolastici, condotta da INVALSI, dimostra dove e quali siano le formule educative più vincenti a livello nazionale e offre a ciascuna scuola strumenti capaci di valutare il proprio grado di competitività rispetto agli standard nazionali.
In una società dove l’informazione ha assunto un ruolo centrale, la scuola deve calibrare le proprie attitudini alla trasformazioni sociali e tecnologiche in atto: come ha sottolineato la professoressa Ajello, la scuola del futuro deve fondarsi su un piano formativo serio che non miri a dare “infarinature” ma a provocare una riflessione profonda nello studente, dunque una “conoscenza approfondita” della realtà circostante. Insomma, abbiamo bisogno di una scuola che sappia dare un metodo per comprendere e interpretare dati, riconoscere la loro attendibilità e raffrontarli tra loro: solo così potremo contare su uomini e donne migliori, su cittadini e cittadine più consapevoli.