“Il cammino della psiche dalle origini della civiltà occidentale ad oggi” è il titolo dell’incontro che si è tenuto stamane ad Arabba con il dottor Carmelo Licitra, psichiatra e psicoterapeuta, già studente di Villa Nazareth.  Attraverso un percorso nella storia e nella filosofia occidentale il dottor Licitra ha affrontato l’evolversi della terapia psichiatrica a partire dall’età illuministica fino ai nostri giorni.

In realtà già dalla fine del Cinquecento nascono le prime strutture di reclusione per persone affette da disturbi mentali: sono sin da allora luoghi di sopruso e privazione dei più elementari diritti della persona.  Con la formazione dello Stato moderno l’idea ambiziosa di costruire una società perfettamente equilibrata, si traduce in un senso di repulsione verso ciò che non è riducibile alle linee portanti della ragione. Tutto ciò che va ad alterare questo equilibrio, deve essere in qualche modo confinato: nascono così le ”istituzioni totali”, veri e propri istituti dove criminali, emarginati sociali e malati affetti dalle più diverse patologie, sono internati e colpiti in modo irreversibile dallo stigma sociale.

 A cavallo tra il Settecento e l’Ottocento  grazie all’attività dello psichiatra Philippe Pinel il trattamento psichiatrico tradizionale viene profondamente revisionato.  “Sono rotte le catene ai pazzi”:  il manicomio non è più un luogo di segregazione ma di cura e osservazione delle patologie mentali.

L’analisi dei vari disturbi mentali favorì una accurata classificazione patologica. La scoperta dei primi psico-farmaci  rivelò come la malattia mentale potesse essere controllata con nuove, trasparenti “camicie di forza”.  Lo psichiatra godeva già nella società civile ottocentesca di straordinari poteri di sicurezza pubblica: accertava il disturbo di un paziente, ne stabiliva l’internamento. Proprio per giustificare questo potere, la Psichiatria si affermava nel frattempo come disciplina specialistica autonoma.

Bisognerà però attendere la seconda metà del Novecento perché i vecchi istituti di cura siano letteralmente smantellati. In Italia grazie al lavoro dello psichiatra Franco Basaglia la legge n.180/1978 segnò l’inizio della de-istituzionalizzazione dei manicomi.

La Psichiatria non è un facile terreno di ricerca per scienziati e medici come per chi si interroga su cosa sia la Psiche umana. Come ha sottolineato il dottor Licitra, “la Psiche è il risultato dell’incontro tra Inconscio e il Lògos”.

La filosofia greca, il pensiero di  Cartesio e tutto ciò che ne è seguito, rappresentano  un valido modo  per capire quanto in Psichiatria il confine tra lo scientificamente accertabile e la dimensione spirituale dell’uomo sia indecifrabile.

Il secondo ospite della giornata è lo scrittore Andrea Pomella che nello scorso settembre ha dato alle stampe il suo libro “L’uomo che trema”. Il libro, scritto sulla sua esperienza di depressione, non nasce come un “libro-terapia” ma come narrazione della propria vita.

La depressione di cui Andrea soffre, è assenza di sentimento. La persona affetta da depressione vede la realtà arricchita da dettagli ulteriori che paradossalmente la rendono vuota, ”un deserto bianco” dove ogni cosa perde di senso. Come quando, racconta Andrea, il figlio gioca sul suo corpo durante una crisi di depressione nel tentativo di mantenere in vita il corpo del papà.

La depressione condiziona profondamente il rapporto con sé stessi ma anche con gli altri. Il suo rapporto con i medici, ad esempio, è stato spesso conflittuale a causa dell’empatia che percepiva forzata e non autentica, quasi volessero compatirlo.

“L’uomo che trema” è spaventato della sua malattia, perché è vivo. Il tremore è il senso di qualcosa che vive come le foglie appese ad un albero battute dal vento prima che cadano inerti. Come ogni artista, anche Andrea ha cercato di trovare risposte alla continua ricerca di sé stessi specialmente nei momenti di fragilità.