L’intelligenza artificiale e il suo impatto nella vita dell’uomo in relazione a vari ambiti, come quello economico e legislativo, è stato il tema del seminario autunnale di Villa Nazareth dal titolo “L’intelligenza artificiale, tra etica e innovazione” tenutosi dal 6 al 7 novembre 2020. Ad anticipare l’apertura dei lavori, giovedì 5 novembre, la proiezione del film “Ex machina” scritto e diretto da Alex Garland il cui protagonista è un giovane scienziato che interagisce con la prima intelligenza artificiale del pianeta, presentata nel corpo bionico di una ragazza con una coscienza propria. Il film si concentra sul senso d’inquietudine che l’intelligenza artificiale sempre più avanzata suscita nelle persone, soprattutto quando si avvicina alla capacità di ragionamento e all’autocoscienza umana.

Nella giornata del 6 novembre, è stato l’intervento del professore Enzo Maria Le Ferve Cervini, docente di Governance del Digitale presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università della Tuscia, ad aprire i lavori sottolineando il notevole impatto dell’intelligenza artificiale nell’economia e nel mondo del lavoro. Il secondo relatore, Piero Poccianti, presidente dell’Associazione italiana per l’intelligenza artificiale, si è soffermato sulla grande sfida dell’intelligenza artificiale, che è quella di aumentare il benessere delle persone in una modalità che sia sostenibile per il pianeta.  

Il 7 novembre è intervenuto Paolo Benanti, professore presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana, il quale ci ha mostrato come, con l’insorgere di intelligenze artificiali, stia per avvenire una nuova rivoluzione della fonte di autorità: i dati, ai quali affidiamo le nostre credenze in una sorta di nuova forma di religiosità chiamata Dataismo. 

Infine, il professore Andrea Bertolini, docente di Diritto Privato presso l’Istituto Dirpolis della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha approfondito il tema dal punto di vista giuridico, mettendo in luce il fatto che le macchine siano concepite per favorire la manipolazione della percezione dell’essere umano, alla quale però viene posto un limite dalla legge: esistono infatti dei criteri giudiziali che discernono cosa sia lecito o meno per scongiurare un eventuale processo di “deumanizzazione” nel rispetto dei diritti dell’uomo, primo tra tutti, la dignità umana.