Tra le speranze del Cardinale Tardini vi era, come spesso ha ricordato don Achille, quella di formare tra i suoi ragazzi anche qualche sacerdote. Pensando all’ambiziosa intenzione del nostro fondatore,  l’Associazione ha invitato due ex alunni di Villa Nazareth, p. Fausto Gianfreda, S. J., e p. Roberto Fornaciari, O.S.B. Cam., a tenere le meditazioni di Avvento e di Quaresima.
Il 3 dicembre 2017 p. Fausto ha esortato la Comunità a riscoprire Monsignor Tardini come testimone, presentando alcuni scritti inediti del Cardinale dedicati al tabernacolo argenteo della Cappella maggiore della residenza, dove si è svolto il ritiro. Nell’opera di Pericle Fazzini «è raffigurato e quasi glorificato il programma di Villa Nazareth»: Gesù Maestro insegna il massimo rispetto e la massima considerazione verso “i più piccoli”. Il riferimento è a Matteo 18, 10. Scriveva il Cardinale: «Chi educa i bambini emula gli angeli, e come questi, deve tenere sempre lo sguardo e il cuore fissi verso il Padre Celeste». Ecco il sommo deposito che siamo chiamati a vivere e a tramandare.
Nell’incontro di Quaresima del 18 marzo 2018, ancora una volta nella cappella di Villa Nazerth, p. Roberto Fornaciari ha intitolato la meditazione «Essere pellegrini dell’Assoluto». Abbiamo ricevuto come spunto due preziose e sorprendenti letture da cui si è dipanata la riflessione.

Il procuratore della Giudea
di Anatole France, edito da Sellerio, 2009.

 

«Si chiamava Gesù, Gesù il Nazareno, e fu crocifisso non so bene per quale crimine. Ponzio, ti ricordi di quell’uomo?». Ponzio Pilato aggrottò le sopracciglia e si portò la mano alla fronte come chi cerca qualcosa nella propria memoria. Poi, dopo qualche istante di silenzio, mormorò: «Gesù? Gesù il Nazareno? No, non mi ricordo». Nei Campi Flegrei, dove soggiornano per ristorare corpo e spirito, un Pilato ormai vecchio e acciaccato ricorda, insieme all’amico Elio Lama, i suoi trascorsi in Giudea, parentesi turbolenta di un’onorata carriera. Quando la conversazione si sposta sul Nazareno morto in croce, Pilato rivela una spiazzante dimenticanza: non ha memoria di lui. L’amico, al contrario, ricorda con nostalgia quella terra e, in particolare, una bellissima danzatrice ebrea, scomparsa all’improvviso per seguire i discepoli di un giovane taumaturgo.

 

Rachele litiga con Dio di Stefan Zweig, edito da Elliot, 2015

 

I due racconti di argomento biblico presenti in questo volumetto di Stefan Zweig (1881-1942), Rachele litiga con Dio Il pellegrinaggio, ben riassumono i temi presenti nella narrativa dell’autore austriaco: la morte sempre incombente, come minaccia o liberazione; il conflitto con l’altro, nemico o amico che sia; la lotta contro il potere espresso in termini violenti e sopraffattori; la caduta delle illusioni; il sacrificio inutile o comunque destinato al fallimento. Sono poi tutti temi che appartengono alla biografia stessa di Stefan Zweig, alla sua personale e coraggiosa sfida contro il nazismo, conclusasi con il suicidio suo e di sua moglie in Brasile. Il secondo dei due racconti è brevissimo e fulminante, perfetto nel suo precipitarsi ansioso verso un finale non esplicitato, ma intuibile in tutta la sua drammatica inevitabilità. Narra di un giovane della Giudea, molto pio e ingenuo, affascinato dall’idea di poter incontrare il Messia che sta compiendo miracoli in tutta la Palestina: così preso da questo miraggio da sognare ogni notte il viso angelico del figlio di Dio. Si mette in cammino verso Gerusalemme, ma a metà percorso (assetato, stanco, indebolito) sviene, ed è soccorso da una giovane e conturbante donna siriana. Cedendo al fascino di lei, soccombendo alla tentazione, finirà per perdere colpevolmente l’appuntamento con il destino e con la salvezza.

 

di Rosarita Digregorio e Massimo Moretti