L’editoriale del nostro presidente, il card. Pietro Parolin, per il numero di dicembre 2022 del nostro magazine (consultabile online cliccando qui).
Cari amici di Villa Nazareth,
“Il Natale del Signore è il natale della pace”. Con questo pensiero, tratto dai discorsi del Papa San Leone Magno, intendo accompagnare l’augurio di buon Natale che dirigo cordialmente a tutta la comunità di Villa Nazareth. Al tema della pace ho dedicato il mio intervento nell’ultima edizione del giornalino. Ma non è superfluo ritornarci, soprattutto nell’approssimarsi della solennità del Santo Natale.
Da ormai dieci mesi si combatte in Ucraina. Giorno dopo giorno i mass-media ci offrono immagini di bombardamenti, di vittime, di gente costretta a lasciare le case, di violazioni del diritto umanitario internazionale, di crimini di guerra. Quanto dolore! Non si vedono prospettive immediate di un cessate-il-fuoco e dell’avvio di negoziati. Se qualche cosa non succederà in questa ultima parte dell’anno, vivremo un Natale ben amaro! Non dimentichiamo, inoltre, i tanti scontri bellici in atto nel mondo, che Papa Francesco ricorda spesso e che gli hanno fatto dire che stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzi e a bocconi.
D’altra parte, va ricordata con gratitudine e speranza l’accresciuta sensibilità di totale ripudio della guerra e di sincera promozione della pace che contraddistingue la gran parte degli uomini e delle donne di oggi, come pure gli sforzi della diplomazia mondiale. Anche la Santa Sede non ha lesinato impegno in questo senso, offrendosi come terreno neutrale di incontro e di dialogo nel caso dell’aggressione russa contro l’Ucraina.
È sorto un movimento che tenta di far rivivere lo “spirito di Helsinki”, grazie al quale si avviò a superamento la contrapposizione della “guerra fredda” in Europa e al quale contribuì non poco, accanto al Card. Casaroli, il nostro don Achille, del quale ci apprestiamo a celebrare il centenario della nascita.
Tutte queste azioni sono giuste, necessarie, benedette e vanno perseguite con determinazione, al di là dei risultati concreti che riescono a raggiungere, talvolta motivo di frustrazione. Ma non possiamo trascurare quanto, della guerra, afferma il Concilio Ecumenico Vaticano II. Nella Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, la Gaudium et Spes, esso tratta della promozione della “vera pace” e dei mezzi necessari per il suo raggiungimento. La convinzione di fondo da cui parte il Concilio è che “gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo”, il quale “soffre in sé stesso una divisione, dalla quale provengono anche tante e così gravi discordie nella società” (n. 10).
Questo “profondo squilibrio” è originato dal primo peccato dell’uomo, che è essenzialmente una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà, con la conseguenza della perdita dell’amicizia con il Creatore e della rottura dell’armonia con sé stesso, con il prossimo e con la natura. Allora, bisogna guarire il cuore dell’uomo, superando lo squilibrio e la divisione di cui soffre, per mettere le premesse di una vera pace nel mondo! Il Figlio di Dio si è fatto uomo proprio per sanare questa miserevole condizione in cui si trova l’essere umano. Egli è la nostra pace, scrive San Paolo agli Efesini (2,14).
Il Concilio, dopo aver messo in luce che la pace è dono di Gesù Cristo, aggiunge che essa esige la collaborazione dell’uomo, redento e riconciliato, usando l’immagine di un edificio mai concluso, ma da costruirsi continuamente. Indica, in questo senso, due direzioni: la vigilanza della legittima autorità e il costante dominio delle passioni. Molte discordie, infatti, nascono dallo spirito di dominio, dal disprezzo delle persone, dall’invidia, dalla diffidenza, dall’orgoglio e da altre passioni egoistiche (cfr. GS n. 83).
Mi pare che qui abbiamo tutti un ampio campo di azione per collaborare alla costruzione della pace: diventare uomini virtuosi! Con tutte le proprie energie sensibili e spirituali la persona virtuosa tende verso il bene, lo ricerca e lo sceglie in azioni concrete. Sembra poi un paradosso, ma gli uomini virtuosi devono fare guerra contro le passioni che abitano nel loro cuore per fare pace nel mondo! Quel Gesù che è venuto a portare pace sulla terra è venuto anche a portare la spada (Mt. 10,34). È vero che il contesto immediato di questa sua affermazione è quello familiare, ma possiamo intenderlo anche come la quotidiana lotta che dobbiamo intraprendere, come suoi discepoli, contro quella parte di noi stessi che non è ancora evangelizzata e resiste alla sua grazia.
Non è un piccolo o insignificante contributo che possiamo portare alla causa della pace. È quello che possiamo fare qui, tutti e subito. Credo fermamente che questa sia una delle dimensioni fondamentali in cui deve declinarsi il senso cristiano della vita che è valore fondamentale su cui poggia la nostra identità e in cui si realizza la nostra missione, come abbiamo confermato nel Progetto educativo approvato nell’ultima Assemblea ordinaria dell’Associazione Comunità Domenico Tardini.
Questi pensieri accompagnino la nostra riflessione e alimentino il nostro impegno nel periodo di Avvento che ci sta davanti e nella celebrazione del Natale del Signore, che è il natale della pace.
Buon Natale a tutti!
Don Pietro