Ringraziamo l’Ansa per lo spazio dedicato al nostro convegno. Ecco riportato l’articolo:

GIOVANI: RESPONSABILITA’ ED EDUCAZIONE CONTRO LE FAKE NEWS. INCONTRO A ROMA TRA UNIVERSITA’, PRIVACY E MONDO DIGITALE.

(ANSA) – ROMA, 23 MAR Responsabilità ed educazione sono gli elementi necessari per affrontare il tema dell’informazioni ai tempi delle fake news. E’ quanto emerso dalla tavola rotonda “Libertà d’espressione e dovere d’informazione: la verità ai tempi delle fake news”, in corso al collegio universitario Villa Nazareth di Roma.

“Sì – sostiene Piero Dominici, docente di Comunicazione pubblica all’università di Perugia – sono i due caratteri fondamentali che soprattutto i giovani devono acquisire. Soprattutto quando parliamo della gestione dei nostri dati e di come utilizziamo le tecnologie”“Oggi siamo in presenza di un cambio di paradigma che – aggiunge – non riguarda solo il nostro stare sul web o sui social media, ma riguarda tutta la nostra vita. Se un tempo era l’evoluzione biologica a definire gli adattamenti culturali e sociali per l’uomo, oggi avviene il contrario: sono le evoluzioni della tecnologia e della cultura a poter determinare anche i cambiamenti biologici e naturali”. Per questo, prosegue Dominici, “abbiamo bisogno è una educazione nuova, che sappia rendere le persone, i ragazzi, consapevoli e responsabili di quanto sta avvenendo, e quindi di poter decidere circa le opportunità da cogliere e i rischi da cui difendersi”. E’ il problema dei cosiddetti Big Data e di chi li gestisce.

“Il punto – ha detto Giuseppe Busia, segretario generale del Garante per la protezione dei dati personali – è che cerchiamo su internet una mole grandissima di dati, spesso senza sapere che quei dati non rimarranno di nostra esclusiva proprietà, ma serviranno in qualche modo a società commerciali a profilare i nostri caratteri e a targhettizare le offerte che possano incontrare i nostri gusti e le nostre scelte presenti e future. Ciò che conta quindi è la capacità di essere consapevoli e responsabili rispetto all’utilizzo di determinati strumenti che, pur facilitandoci la vita, proprio sulla base di scelte che noi abbiamo fatto, cercano in qualche modo di indirizzarla, la nostra vita. I dati personali anche quando sono notizie che non riguardano la nostra intimità, ma la nostra storia, finiscono, per una serie di motivi e per una nostra pigrizia e comodità, per creare una bolla che ci fa stare comodi e questo ci rende meno liberi”. Che fare dunque? “Non bisogna combattere questo evento, ma cercare di dominarlo. E torna ancora una volta qui il tema dell’educazione e della consapevolezza che dobbiamo acquisire attraverso l’integrazione di conoscenze e competenze”.

“E’ vero – ha concordato Andrea Stazi, Public Policy and Government Relations Manager di Google Italia – una importanza centrale ha l’essere responsabili di noi stessi nella nostra vita digitale, che ormai è la nostra vita di tutti i giorni. Ogni giorno forniamo milioni di dati in diversi modi, non solo a Google come motore di ricerca su web, ma anche in luoghi pubblici, come per esempio i supermercati. Da un grande sviluppo nasce una grande responsabilità, tra cui l’educazione. La parola chiave è controllo: il controllo della nostra vita digitale non lo deve avere Google o altri gestori, ma lo dobbiamo avere noi singoli utenti e cittadini. Ogni persona deve stare attenta non sono alla privacy ma anche al controllo della sicurezza in rete”. (ANSA).