L’intera comunità di Villa Nazareth esprime il più vivo cordoglio per la perdita dell’amatissimo professor Luca Serianni.
Piangiamo un generoso sostenitore, discreto ma sempre pronto e vicino. Un docente unico per capacità, sapienza e dedizione. Un intellettuale raffinato e profondamente votato al senso dello stato e dei valori democratici. Un rigoroso cultore della parola, strumento per eccellenza dell’articolazione, espressione e comunicazione del pensiero umano. Un uomo umile e buono, attento alla vita di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di incontrarlo, specie dei tanti allievi che mai potranno dimenticare le sue dense e accurate lezioni, il suo stile raffinatamente ironico e pacato, la sua disponibilità all’ascolto, i suoi preziosi insegnamenti, non solo linguistici.
Tanti sono i nostri studenti che, negli anni, hanno voluto seguire i suoi corsi; alcuni hanno scelto di laurearsi con lui, eleggendolo a insuperabile guida dei loro percorsi professionali e umani.
Molti i membri della comunità che lo hanno avuto come amico personale, in lunghi anni di fecondi scambi di sentimenti e idee.
Tutti abbiamo potuto contare sulla sua prodiga autorevolezza in numerosi, incisivi incontri e nel suo impegno in seno al nostro Comitato Scientifico.
Solo pochi mesi fa aveva scritto a Mons. Celli: “Villa Nazareth è sempre nel mio cuore”. Riconosceva in Villa Nazareth il suo stesso sforzo di trafficare il bene, lo zelo disinteressato e naturale nel moltiplicare – come abbiamo sentito nell’omelia del suo funerale – quello che si ha a vantaggio di tutti, dei singoli e delle comunità, dal cuore delle Istituzioni sino alle estreme periferie.
Piangiamo dunque per averlo perso, ma soprattutto
ringraziamo per averlo avuto!
Di fronte alla schiera innumerevole di coloro che in questi giorni gli hanno tributato una stima, un affetto, un’ammirazione davvero unanimi, sentiamo che il suo alto magistero non andrà disperso e che tutto ciò che ha seminato si espanderà come un’onda e porterà ancora, attraverso i suoi scritti e discorsi, ma soprattutto attraverso la testimonianza viva di coloro che da lui sono stati formati, ricchi raccolti anche nelle nuove generazioni.
Lo immaginiamo già in quel Paradiso che tanto luminosamente ha frequentato per vie letterarie, insieme al suo don Achille, il cardinal Silvestrini, di cui era grande amico e con cui condivideva lo sguardo tenacemente aperto e ottimista sui giovani e sul futuro.
Dal Mistero che ora li avvolge e custodisce entrambi, siamo certi continueranno ad avere a cuore Villa Nazareth e tutti noi che, per tante vie, cerchiamo “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.